L'ultima estate a Roccamare by Alberto Riva

L'ultima estate a Roccamare by Alberto Riva

autore:Alberto Riva [Riva, Alberto]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Neri Pozza


C’è una frase che Giorgio Manganelli scrisse in un articolo apparso dopo l’uscita di Lezioni americane nel 1988, che ho letto e riletto.

Scriveva Manganelli: «Ad certo punto della sua lunga, tortuosa storia di scrittore, Calvino si accorse di essere dominato da una passione retorica esclusiva, una passione cui si dedicò con una tacita, ostinata, schiva devozione: la chiarezza. Scrittore limpido Calvino lo era sempre stato; ma ora non di limpidezza si trattava ma di una chiarezza che, forse, era il suo contrario. La limpidezza mimava una arguta ingenuità, presupponeva una pagina unidimensionale, liscia, ignara di anfratti, trasparente; ma la rivelazione della chiarezza era tutt’altra: la capacità, la vocazione fatale a vedere per l’appunto ciò che sta oltre, accanto, attorno, dietro alla pagina: una pagina a piú dimensioni, a infinite dimensioni, illusionistica, allucinatoria, enigmatica, ma sempre tale in virtú della chiarezza. Il modello di codesta chiarezza è lo specchio: superficie apparentemente univoca, coerente, ma capace di ospitare una folla di immagini, tutte chiarissime, ansiose di essere nominate e descritte, ma impossibili, irraggiungibili dal tatto: immagini, non cose. La scoperta della chiarezza dello specchio condusse Calvino per le strade della fiaba, del mito, gli consentí di sfiorare le tenebre, di misurarsi con l’enigma: “figure incongrue ed enigmatiche come rebus”. Ma il rebus è anche un gioco: Calvino non tollerò che l’enigma osasse liberarsi dallo stile del gioco».

L’impalpabile ragionamento di Manganelli è a sua volta, francamente, un enigma. Per esempio: quando dice che la chiarezza «forse era il suo contrario». Cosa vuol dire? Ma non è la sola formula ambigua del brano: anche «arguta ingenuità» è formula quasi beffarda, forse contradditoria (volutamente). Riecheggia la pampaloniana «fredda magia».

E ancora: sempre in virtú della chiarezza, Calvino si dedicava a una pagina «illusionistica, allucinatoria, enigmatica». In che senso?

Siccome Manganelli è uno scrittore che non solo usa le parole come un chirurgo usa il bisturi o il filo di seta da sutura a seconda voglia aprire o chiudere gli spazi mentali, ma sa che ogni parola ha una qualità espansiva di significato come le note musicali producono suoni armonici che risuonano e le espandono (per altro Manganelli era un grandissimo intenditore di musica), è chiaro che sul fondo di questa analisi c’è una verità, un’illuminazione da andare a pescare.



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